Quinta frontiera, ecco il Laos

Vinh - Vientiane
25/03/2008

Qui a Ventiane, sulle rive del Mekong, una birra ghiacciata al tramonto – come dicono le guide informate – è uno dei “piaceri imperdibili” di chi visita il Laos. Il fiume scorre per 4.000 chilometri e in certi punti, nella stagione delle piogge, è largo 14. Ma adesso si stenta perfino a vederne luccicare le acque. E la birra non è poi così fredda…Al mastodontico albergo siamo arrivati lasciandoci alle spalle il Golfo del Tonchino e risalendo verso ovest strade di jungla e torrenti in secca. Dopo il confine, traffico rado, casupole di legno e fogliame, la via che diventa un’appendice del pascolo. Solite processioni di scolaresche, con tutte le ragazzine che indossano il sarong. Poi la capitale ampia e paciosa, un abbozzo di grandeur francese nei suoi viali esagerati, col suo arco di trionfo in cemento (proprio brutto da vicino), con quell’imponente Pha That Luang tutto dorato che è diventato il simbolo del paese e che risente di un disgraziato restauro dei colonizzatori. Stupiscono i settemila Budda del Si Saket, infilati dovunque a riempire pareti-piccionaie e perfino depositi per le statuine malridotte. Che nascondono storie di guerre e invasioni, con la città più volte depredata e rasa al suolo. Notizie dal fronte rally: Gwendolina marcia tranquilla, oggi è ripartita anche a caldo ed era molto fiera per aver varcato la quinta frontiera in Indocina.