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La nuova formula della seconda edizione della Roma Eco Race ha impegnato assai tutti i concorrenti, obbligati a coniugare medie e controlli orari, consumo e interpretazione di un road book soltanto sulla base delle coordinate. Le classifiche finali danno conto della bravura assoluta dei coniugi Ventura, pluricampioni delle specialità dedicate alle gare con auto con carburanti alternativi.
Ma davvero degna di risalto la prova dell’equipaggio (Chiodi-Longo) che ha gareggiato con i colori di Republica Motori: primi assoluti nel Green Challenge Cup, primi per i consumi a GPL e secondi in tutte le altre classifiche (la Press, riservata a giornalisti e operatori dell’informazione; la Green Endurance; e soprattutto quella molto considerata del valore totale della spesa in euro del carburante utilizzato). Non ci fossero stati i coniugi Ventura, il nostro equipaggio con una Lancia Ypsilon a Gpl vecchia di sei anni avrebbe vinto tutte le classifiche della gara…
Ma la vittoria principale è stata senza dubbio degli organizzatori di questa manifestazione, che dalla Bocca della Verità al centro di Roma si è snodata verso i Castelli, le cittadine della valle dell’Aniene, Subiaco, e accoglienza finale nella piazza dello storico Municipio di Fiuggi. Il tutto inquinando il meno possibile e dimostrando fino a che punto una guida responsabile e l’utilizzo di carburanti alternativi possono sposarsi benissimo con una gara di regolarità a media, anche un po’ spinta in certe “speciali”. Basti citare la prova dei 40 km/h lungo i tornanti dell’antica corsa in salita Frascati-Tuscolo, con la strada aperta al traffico del sabato a mezzogiorno…
Insomma, buone prospettive per includere questa Roma Eco Race nel calendario Fia del 2025, riservato appunto alle auto con propulsione “verde”.
Alla vigilia della gara più importante della stagione, l'Ecorally di Montecarlo, c'è un'aria di eccitazione nel settore. La Cina, con la sua predominanza nel comparto dei motori elettrici, ha chiesto con baldanza alla FIA di poter organizzare gare del genere nel proprio territorio. Forte anche del fatto che il presidente federale è un loro connazionale, gli organizzatori cinesi hanno praticamente spalancato l'ingresso a un campionato a livello mondiale. Il che equivale alla discesa in campo delle case ufficiali che dovranno affidarsi a piloti professionisti. Non per niente al Montecarlo green saranno alla partenza 126 equipaggi provenienti da 17 nazioni diverse.
E l'Italia? È presente con tre mezzi equipaggi, seppure di buon valore come l'ex pilota di Formula 1 Stefano Modena, il vincitore dell'edizione 2022 Fulvio Gazzola e il vicecampione Fia Guido Guerrini. Tutti e tre saranno accompagnati da compagni di squadra provenienti da altre nazioni, anche se il team Guerrini-Prusak è l'unico completamente supportato da realtà italiane. Il calendario di quest'anno si concluderà con il Dolomiti, ma intanto l'Aci Roma organizza per il prossimo sabato la seconda edizione della Roma Ecorace e si propone - a questo punto - anche per una tappa dell'eventuale Mondiale Fia 2025. Sinceramente, siamo un po' indietro come esperienze totali e regolamenti; un motivo in più per dedicare il prossimo eeek end a questa manifestazione casalinga.
La Cina entra di prepotenza nel calendario FIA degli Ecorally e si candida a ospitare una delle prossime prove del ‘25. Questo significa che la disciplina passerà dall’attuale confine europeo a un respiro quanto meno intercontinentale, con la discesa in campo delle case ufficiali? È presto per considerare tutto già deciso, ma il rally delle Montagne Gialle svoltosi a Hefei (metropoli con di quattro milioni di persone, capoluogo della provincia di Anhui, 63 milioni di abitanti) ha visto un dispiegamento organizzativo grandioso, con ampio supporto governativo, notevole presenza di sponsor, piloti professionali, campioni olimpici e personaggi popolari. Il tutto lascia intendere come il paese che sta dominando la produzione di automobili nel mondo sia intenzionato a muoversi in un settore - quello degli Ecorally FIA - in cui le auto elettriche sono le assolute dominatrici. E non è certo un elemento secondario la considerazione che la Cina sia oggi all’avanguardia del compartimento elettrico della produzione mondiale.
Il rally ha visto la partecipazione di otto equipaggi europei, che hanno accettato di buon grado l’invito alla manifestazione, comprensivo dei voli, della totale ospitalità e di un‘auto elettrica pronta per la gara. Ha vinto l’unico equipaggio italiano, Guerrini-Calchetti di Sansepolcro, a bordo di una Nio Et5T, un’elettrica interamente prodotta nei due stabilimenti cinesi dell’Anhui. Si sono piazzati al primo posto nelle tre giornate iniziali, poi hanno tenuto a bada gli avversari con un quarto e un quinto posto nelle ultime due tappe. In Europa sono attualmente secondi a tre gare dal termine e le case automobilistiche (alcune delle quali sono veri e propri colossi a livello mondiale nel campo dell’elettrico) potrebbero metterli sotto contratto nell’eventualità di un campionato mondiale nel 2025. Manifestazione alla quale si guarda con molto interesse anche in casa nostra. Dolomiti e San Marino hanno già dato vita a questo tipo di gare green e Roma si appresta (12 ottobre) a ospitare una delle tappe della Coppa che Acisport riserva a questa disciplina e alla quale prenderà parte anche equipaggio con i colori di Repubblica Motori.
La Pechino-Parigi apre anche alle auto classiche da rally ante 1985, limitandone però iscrizione a soli cinque modelli a due ruote motrici. Potranno gareggiare lungo i 14.250 chilometri del percorso insieme a tutte le altre storiche (ante ‘76) e ai fuoristrada 4x4. Una nona edizione che sarà un inno alla storia mondiale dei rally e allo spirito (“Drivjng the impossible”) con cui cui si affrontano i 36 giorni di gara, dalla Grande Muraglia alla Torre Eiffel: tutti i ricambi a bordo, nessuna assistenza programmata, sei notti in tenda sotto le stelle dei deserti cinesi (Gobi e Taklamakan) e delle piste sconfinate nelle steppe del Kazakistan. Un’avventura intercontinentale che rievoca quella dei pionieri del 1907, conclusa con la vittoria del principe Borghese e dell’Itala: un’affermazione dell’eccellenza italiana, una stagione che esaltò a lungo l’orgoglio motoristico italiano.
Ma quali potrebbero essere queste cinque automobili da rally dei primi anni ‘80? Mercedes SLC, Peugeot 205 Ti, Alfa Romeo Alfetta GT, Talbot Sunbeam, Porsche 911 possono vantare palmares nelle competizioni di quel periodo. Avranno ovviamente una classifica a parte, ma l’impresa da compiere rimane la stessa. L’appuntamento è a Pechino, partenza il 17 maggio.
Come ha fatto Tomas a “scappare” dall’Inghilterra per ricongiungersi il prossimo 19 giugno con tutta la carovana del “suo” rally a San Marino? Le autorità preposte alle urgenze nel rilascio dei passaporti gli avevano detto che ci sarebbero volute una o due settimane. Quando sembrava tutto perduto, è venuto fuori lo spirito dei Vargas Machuca: s’è tagliato la barba di tre settimane e s’è presentato al varco doganale del porto di Folkestone con la vecchia Bentley. Ha esibito il passaporto tutto bruciacchiato nell’incendio della American La France. La pagina con foto e dati personali era leggibile, con un po’ di buona volontà. L’addetto agli espatri l’ha guardato in faccia, ha dedotto che si trattava proprio della stessa persona, ha messo un timbro e via.
A tarda sera si sono fermati a nord di Parigi. A fianco di Tomas c’è Matt, un collaboratore che sembra spuntato da una serie di film in cui tutto può accadere: basti dire che ha intenzione di tornare in Kirghistan, riprendere la bicicletta che ha sotterrato e continuare il suo giro del mondo a pedali…
Oggi si sono sciroppati oltre 700 chilometri di stradine secondarie a bordo della traballante ma solidissima Bentley del ‘27. Dovrebbero essere dalle parti di Digione…Domani contano di superare il Frejus ed entrare in Italia. È fatta, ci vedremo a San Marino.
L’avventura post-incendio della American la France si potrebbe dire conclusa. Ma lo sceneggiatore segreto che sovrintende al racconto (dev’essere lo stesso di Hellzapoppin, la commedia più surreale della filmografia americana) ha avuto un colpo di genio: la consegna del nuovo passaporto a casa di Tomas a Londra! Con un particolare ulteriore che colora il tutto di amara fantasia: il percorso del documento (non era complicato Londra-Londra) ha avuto Glasgow come tappa intermedia…
“Siamo riusciti a superare le sofferenze fisiche, la sabbia, il caldo, i guasti meccanici... anche una grande palla di fuoco che ha semidistrutto la nostra automobile…Ma contro la burocrazia non c’è stato nulla da fare. La nostra avventura alla Pechino-Parigi è finita!”.
Davvero sconsolato - in mattinata - Tomas de Vargas Machuca, ceo di Hero-Era e concorrente del rally intercontinentale più antico, prestigioso e impegnativo al mondo. La sua American La France, 9.000 di cilindrata, era riuscita a superare per tre settimane le piste dei deserti cinesi (Gobi e Taklimakan), le interminabili steppe del Kazakistan e stava per raggiungere il porto di Aktau per la traversata del mar Nero, destinazione Baku, insieme a un’altra settantina di macchine del rally. Una perdita di benzina dall’enorme serbatoio ha innescato un incendio che ha avvolto e semidistrutto la vettura (telaio e motore in acciaio hanno resistito alle fiamme). Tutti gli effetti personali erano custoditi sottovuoto in un borsone di pelle e si sono bruciacchiati. L’ambasciata inglese in Azerbaijan ha rilasciato a vista un passaporto provvisorio, nel pomeriggio del giorno dopo Tomas era già a Londra, deciso a prendere una Bentley del ‘27 per ricongiungersi agli altri equipaggi e concludere così un’avventura che aveva raccontato tutti i giorni con riprese in diretta e da bordo.
Si è rasato la barba di tre settimane, ha preso un appuntamento per le urgenze e si è presentato baldanzoso all’apposito ufficio, col passaporto bruciacchiato e quello temporaneo ottenuto a Baku.
All’uscita ha riattivato la diretta, con la disperazione dipinta sul volto: “Contro la burocrazia non si può lottare”, ha detto cupo e rassegnato. “Ci vorranno un paio di settimane per avere il nuovo passaporto. Dopo tante battaglie, finisce qui la mia strada per arrivare a Parigi”. Ma chi ha imparato a conoscere un Machuca, sa che la parola “Mi arrendo” non esiste nel loro vocabolario. È tornato alla carica per altre vie, ha speso fascino e conoscenze, ancora non lo so. Fatto sta che si è imbarcato con una superba spider a Folkstone ed è già sbarcato in Francia. Bravo Tomas, ci vediamo in Italia!
Ha preso fuoco la numero 1 del rally storico Pechino-Parigi. L’equipaggio sta bene, solo un grande spavento per Tomas de Vargas Machuca, pilota e organizzatore della gara, e per il suo co-driver Ben Cussons, presidente del RAC (Royal Automobile Club inglese).
L’auto è andata distrutta lungo la strada che porta da Baku e Tbilisi in Georgia. L’incidente è stato praticamente trasmesso in diretta da Tomas che come d’abitudine stava inserendo nel blog filmati live ripresi da bordo lungo la giornata. L’equipaggio si era fermato per controllare da dove provenisse un po’ di fumo: l’American La France era quindi a bordo strada e Ben stava indagando sdraiato sotto il motore. Il fumo si è trasformato poco dopo in una fiamma, divampata poi in un terribile incendio con fiamme molto alte e colonne di fumo nerastro.
A bordo, c’erano tutte le suppellettili, tenda e materassini, documenti e carte di credito. I pompieri sono intervenuti nel giro di una decina minuti a spegnere l’incendio.sembra che alcuni effetti personali, tenuti sottovuoto all’interno di pesanti borsoni di pelle, si siano salvati. Di sicuro i passaporti, perché Tomas è intenzionato a volare subito a Londra, prendere un’altra auto storica e tornare in carovana o in Grecia, prima dell’imbarco per Ancona, o a Sanmarino per il finale della prima tappa italiana il 19 giugno.