Alci, bisonti e cervi. E un orsacchiotto grasso

Bozeman - Billings
26/06/2000

Il parco dello Yellowstone è uno splendore e lo spettacolo del geyser che erutta per appuntamento ha un fascino davvero raro. E’ stata una giornata indimenticabile e tosta. Noi, senza gli assilli della competizione e dei tempi, ce la siamo goduta in pieno, a cominciare da una mandria di cerbiatte al pascolo pochi chilometri dopo l’ingresso. Poi le cascate sulfuree di Mammuth, con le pietre bianche e gialle (da cui il nome di Yellowstone), i fiumi tra i boschi, una natura incontaminata da più di un secolo quando qualche politico illuminato decise di farne il primo parco nazionale degli Stati Uniti. Una meraviglia di colori, di acque, di animali. Siamo finalmente riusciti a vedere e, in parte, a filmare gli alci, i bisonti, i cervi. E, addormentato sotto un albero, un orsacchiotto grasso. Alle 14.36 l’appuntamento con il grande geyser. Tutti in circolo, un migliaio di persone a più di cento metri da un cocuzzolo da dove fuoriesce un vapore candido. Agitata dal vento, la colonna lattiginosa ondeggia, cambia direzione, nasconde quello che succede alla base. Tu stai tutto il tempo con la macchina fotografica pronta, non vuoi perderti il momento dell’eruzione. Poi capisci dai più esperti (i ranger e le guide) che non sarà come pensi. E infatti, quando puntuale il geyser erutta a più di quaranta metri d’altezza, lo spruzzo rimane eretto per almeno un minuto, c’è tutto il tempo per mettere a fuoco, scegliere l’inquadratura giusta, consumare il rollino intero. Gli americani non hanno granchè da mostrare dal punto di vista turistico: monumenti, storia, personaggi per noi europei sono bazzecole recenti. Hanno però una natura capace ancora di sorprendere. Certo, se la fanno pagare (venti dollari a vettura per entrare nel parco) e intorno ci imbastiscono un business (i prezzi dei ristoranti, dei negozi di souvenir sono da capogiro). Però lo Yellowstone ti rimane nel cuore e questo innamoramento spiega il traffico di migliaia e migliaia di caravan, roulotte, bus, ciclisti e pescatori. Tutti affascinati da come erano le cose al tempo degli indiani, quale equilibrio solenne esisteva tra persone, animali, flora e stagioni. E tutto dovrebbe servire a capire meglio cosa avvenne, il 25 giugno del 1876, a poca distanza da qui, a Little Big Horn, quando il settimo cavalleria del generale Custer fu massacrato dalle tribù riunite sotto il comando di Sitting Bull. Ma questa è un’altra storia…