Fuori dall'inferno

Border Camp - Bysk
07/06/2007

Tutto bene, siamo fuori dall’inferno della Mongolia. Anche se la sistemazione in questo albergo alla periferia di Bijsk fa rimpiangere le tende e le latrine da campo (e ristorante già chiuso all’arrivo…). Sono state giornate a dir poco terrificanti perché le piste percorse non avevano nulla che potesse somigliare al concetto di strada. Piuttosto a quello di cava di pietra, con solchi impossibili da percorrere e ondulati al punto che sembrava di salire e scendere, uno dopo l’altro, milioni di marciapiedi messi in fila. Tutte le macchine si sono sconquassate e ieri sera, al campo finale in Mongolia, all’appello ne mancavano una quarantina, praticamente un terzo dei partenti. Tutte le altre con danni più o meno gravi, storie di notti passate nel deserto in attesa che arrivasse qualcuno. Come è capitato a Ciriminna, che è dovuto tornare indietro su un truck a Ulan Baator per la rottura di un mozzo. Cercherà di raggiungerci da nord. L’Itala di Theo e Fabio è stata risistemata a braccia sul camion dal quale stava cadendo. E noi? I problemi con l’ammortizzatore anteriore sono stati risolti dagli amici americani della Volkswagen (assistenza latitante), ma oggi lo sterzo vibrava troppo, forse c’è da cambiare la testina del braccio di una sospensione. Altra foratura e difficoltà a utilizzare anche il nuovo crick. Comunque, siamo tra i sopravvissuti e la “beautiful Alfa” non è poi messa così male. I resoconti dei giorni precedenti cercheremo di aggiornarli non appena ci sarà una possibilità di collegamento normale, forse già domani da Novosibirsk. Lo stesso per le foto. Quelle sì che sono tante e rappresentative di questi ultimi giorni atroci, polverosi all’inverosimile, che ci hanno abbrutito ma anche motivato ancora di più verso il traguardo di Parigi

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