Siamo a Disneyland o all’Acquafan?

Dalat - Nha Trang
20/03/2008

Una Disneyland sul mare ci accoglie al termine di una giornata strana. Abbiamo lasciato a malincuore il Sofitel di Dalat, la sua aria snob da “conquerant français”, le sue villette alpine, il clima primaverile. La strada si è inerpicata fino a 1.500 metri, un paesaggio rurale ordinato, serre e nebbiolina. Poi una discesa interminabile fino a raggiungere l’autostrada della costa, camion e deviazioni. Poco più di 200 chilometri in quattro ore. Battello veloce e imbarazzante attraversamento di uno stretto dominato dai giganteschi piloni di una cabinovia: 3.350 metri di teleferica sospesa a 60 metri, uno sfregio al panorama. Ma il peggio doveva arrivare: l’isola è stata cementificata da un complesso-monstre, nuovissimo, pieno di piscine, ristoranti, negozi. Ma anche di scivoli tipo Acquafan, giostre, luna park. E’ stato insomma consentito a un gruppo finanziario, che deve avervi investito svariati miliardi, di trasferire su quest’isola incantevole il peggio del consumismo occidentale. Compresa la scritta gigantesca (del genere Hollywood a Los Angeles) che campeggia, deturpandola, sulla collina. Con queste premesse siamo andati sulla spiaggia per il primo bagno della vita nel Mar della Cina meridionale. Acqua bassa, qualche onda, delusione. Birra e snack, ma ha cominciato a piovere. A mollo, sotto l’ombrellone, abbiamo lasciato una sconsolata porzione di “French fries”.

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