Sulla vecchia carretta del Caspio

Tblisi - Baku (traghetto)
15/05/2000

Due semitappe molto impegnative, poi imbarco sulla “Daghistan”, una vecchia carretta che trasporta sventurati attraverso il Mar Caspio. La prima frazione prevedeva una media di 60 all’ora sulle stradacce georgiane ma, soprattutto, inglobava nel tempo il passaggio del confine con l’Azerbaigian. E togliendo circa 40 minuti al tempo previsto, ecco che il tratto diventava tiratissimo, con inesistenti possibilità di recupero (viste le strade) se si erano persi minuti di troppo per un motivo qualsiasi. Noi abbiamo dovuto sistemare alla meglio la marmitta penzolante e per recuperare quei cinque minuti non abbiano avuto un attimo di tregua. Nel secondo tratto solo una breve sosta per comprare un chilo di mele e il secchio che le conteneva (per un errore sul conteggio della moneta, ho pagato il tutto 60 mila lire a un venditore muto col quale credevo di essermi capito a meraviglia). Siamo stati pilotati, nell’attraversare Baku, da mister Price dell’ambasciata inglese, fanatico Lancia e primo assaggiatore del salame piceno, dono di Andrea Campagnoli, che ci stavamo portando dietro da Ancona. Sul traghetto, niente cabina: delle disponibili, metà se le erano prese gli organizzatori (vergogna!). Solo approssimative poltrone reclinabili. Ma poi, con 30 dollari pagati sottobanco, abbiamo avuto le nostre da membri dell’equipaggio. La nave ha marciato con un solo motore, senza radar, scialuppe di salvataggio che veniva da ridere, un palmo d’olio sul pavimento della sala macchina. Mattinata successiva a prendere il sole, a scrutare la costa che non si raggiungeva mai (la “Daghistan” andava a cinque nodi…), a ritemprare un animo che, per quanto ci riguarda, non ne ha alcun bisogno.