Alle 8,30 siamo nella hall, Boris aiuta a prelevare la cassa di Ciriminna, poi ci porta nel suo ufficio (rivendita di casseforti) tappezzato di foto e manifesti di gare italiane e russe. Doni, buon caffè, si va in officina. Sud di Mosca, 25 chilometri di traffico. Il nostro pezzo – dicono – non prima dell’una. Ma alle 10 c’è un corriere in albergo che o lo dà a qualcuno o se lo riporta indietro. Lo prende mister Goodwin e lo consegna a una “signora del rally” che dice di conoscerci. Un’ora per tornare indietro: ma chi è questa signora? Indagini, sospetti, intuizioni. Rita sale in camera e trova un suo biglietto: “Il pacco l’ho preso io, Teresita”, saluti e numero di stanza. Bene, ma se in stanza non c’è nessuno? Rabbia e impotenza: sappiamo dov’è il ricambio, in officina tutti pronti, ma nessuno vuole aprirci la stanza. Improperi, suppliche, minacce. Aprono alla fine la porta. Tremendo dubbio finale: e se fosse il pacco con gli ammortizzatori? No, è quello giusto grazie a Dio (e alla Scuderia del Portello). Altra ora per tornare in officina, alle 15 cominciano a lavorare. Fino alle 23. Lenti da morire, ma scrupolosi. Si riparte per l’hotel, ma la Fiat di Ciriminna non va. Lui dovrà ricominciare daccapo. Noi a mezzanotte siamo in camera. Doveva essere la “giornata di riposo”, è stata una delle più stressanti. Ceniamo con quattro fette di pane - ottenute per pietà dalla cameriera del pub – la nostra bresaola, birra e noccioline. Ma siamo contenti perché Celestina è ripartita e romba alla grande.