La reggia, i mosaici, il Budda morto

Luang Prabang
27/03/2008

Il palazzo reale è ancora ben tenuto, tutte le camere private della famiglia sono state mantenute com’erano quando i reali furono deportati in campagna, a fare i contadini e morire di stenti. La sala da pranzo, confrontandola con lo sfarzo del Quirinale, è addirittura modesta, roba da cucina campagnola. Il salone dei ricevimenti si contraddistingue soprattutto per le pareti: tutte piene di stupendi mosaici di vetro giapponese. Non si può fotografare e ci dispiaceva non poterne rivedere con calma qualche immagine. Ma poi, andati al Xieng Thong, la residenza del monaco capo, li abbiamo ritrovati sui muri di alcuni stupa, bellissimi e fotografabili. Affascinante la Cappella Rossa con un Budda disteso, realizzato circa mezzo secolo fa, in occasione del 2.500mo anniversario del raggiungimento del “parinibbana” (la morte senza più rinascita, ovvero la pace definitiva). E ancora: un carro funebre alto 12 metri, barche per le regate sul Mekong che ospitano fino a 50 rematori, marionette reali, sim e pagode. Poi una seteria, piscina, sonnellino, briefing per l’arrivo ad Hanoi e ritorno al mercato notturno e al fascino asiatico dei tessuti, delle cianfrusaglie, delle donne laotiane sempre sorridenti anche alla fine di giornate davvero piene di lavoro. Pesce alla griglia, birra scura, tuc tuc e queste note per chi ancora ha la bontà di seguirci.

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