Partiti sul Tir

Yekatetinburg - Lungo l’M7
14/06/2007

Alle 9 doveva venirci a prendere un tizio con il trasporto già combinato. Non si fa sentire. Cominciano le telefonate grazie a Cyrill, il portiere d’hotel bilingue. Il prezzo sale da 25 mila a 30, 50, 80 mila rubli. E comunque il trasporto riguarda solo macchina, noi dovremmo prendere il treno. Ma il capitano può abbandonare la nave? Mai. D’improvviso, un’ultima chance: 15 mila e noi sopra il truck. Perfetto, alle 14 mi raccomando. Ovviamente fino alle 15 non si fa vedere nessuno. Poi arriva l’operatore di una autogrù e un camionista con un grosso autoarticolato. Ma la gru serve solo per abbattere un cartellone: come pensavano di issare la Giulietta sul camion è un mistero. Ore e ore di discussioni, trattative, incazzature mediate da Eugheny, lo spolveratore-manager della Peugeot, di impotenza. Vengono quelli della compagnia col contratto, in cui si parla di Giulietta domenica a Mosca. Ma non la si carica e non si parte. Lì vicino c’è il deposito regionale della Pepsi, viene un dirigente a offrire una rampa. Ma c’è da preparare il percorso, perché lì tra le casse di bevande da spedire sui camion di solito passano solo i carrellini elevatori. Uno di questi mi traina, escono impiegati e operai a fotografarci. Siamo a bordo. Giulietta inchiavardata, alle 19 si va. A mezzanotte (e c’è ancora luce) ci mettiamo a dormire in tre nella cabina. Io nella cuccia di sotto, Vasilij o come diavolo si chiama, sopra, Rita sacrificata nella poltroncina del passeggero. Dormiveglia più che sonno ristoratore. Siamo in mezzo ai Tir, in un parcheggio fangoso, con la Giulietta più morta che viva. E anche un po’ di raffreddore…

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