Classic Safari

L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa... 
L'importante è quello che provi mentre corri. 
(Film Notte prima degli esami)

 

Philip Young è il filisbustiere di sempre e, nel proporre questo raid, ha tenuto a precisare una serie di elementi: l'esclusività del rally, il limite massimo di trenta equipaggi, accoglienze principesche, assistenza raffinata. Molto turismo, un pizzico di agonismo, posti affascinanti da vivere a bordo delle proprie amatissime autostoriche. Tutto questo sulla carta. All'atto pratico ci saranno sgroppate impegnative, partenze a ore antelucane, qualche campeggio e tante bestie. Di sicuro, c'è una compagnia amabilissima, almeno la metà degli iscritti è fatta di vecchie conoscenze, reduci della Pechino-Parigi o del Giro del Mondo, gente che farà davvero piacere rivedere. Stando all'ultima entry list, il parco-macchine sembra fatto da vetture scelte più per il loro fascino che non per le loro prestazioni. Insomma, la caratteristica della gara dovrebbe essere il viaggio. Bene. Chissà che non ci si diverta, stavolta...

Cinquant'anni fa venne disputato il primo Safari rally. Partenza e arrivo a Nairobi, vetture molto simili a quelle di tutti i giorni, Volkswagen, Peugeot, Citroen, Mercedes, quasi tutte di serie e affidate a piloti locali che sperimentavano per la prima volta questo tipo di gara. Col passare degli anni, il Safari è diventato un classico, una di quelle gare che decidevano da sole la stagione. La Datsun, per esempio, deve buona parte del successo della sua penetrazione in Africa proprio alle vittorie della 240. Per anni e anni i piloti stranieri non riuscirono a vincere, contava molto l'esperienza, la conoscenza delle strade, i punti dell'assistenza. Era una gara massacrante, quasi tutta sterrata, fango, polvere, pietre, guadi, animali. Quello che disputiamo noi è un giro diverso che in comune con il Safari originale avrà soltanto la conclusione, in Kenia. E, forse, un po' di quello spirito d'avventura che caratterizzò i pionieri. Ritroveremo Philippa McLachlan, l'australiana del giro del mondo (Rover P4). I Dunkley, i Dangerfield e gli Ingham (Bentley), John Mathew e la sua Pagoda, Paul Markland e i suoi sigari, l'aperitivo e la Buick. I simpaticissimi olandesi Han le Noble-Joop van Kesteren con la mitica Porsche 356, il terribile Broderick con una Invicta del '30, Do e Anne Meeus con la stessa Jaguar XK120 con cui si capottarono al Giro del mondo. Richard Newman dall'America, i Wulf dalla Svezia, Richard Fenhalls con la Mercedes. Neville Jordan sarà a bordo della Rolls Silver Ghost, 7.300 di cilindrata, ottant'anni di onorato servizio. E' iscritto anche Ray Carr, 78 anni, nostro amico della Pennsylvania fin dai tempi della Pechino-Parigi. Peter e Betty ci seguiranno con l'officina viaggiante e questo, forse, è l'elemento di maggiore tranquillità per questa avventura africana in cui puntiamo a classificarci fra i primi... trenta.