Pechino-Parigi 2007

Levate l’ancora,
abbandonate i porti sicuri,
catturate il vento nelle vostre vele,
esplorate, sognate, partite.
(Mark Twain)

A fatica i gendarmi tenevano a bada la folla. Sembrava che tutta Parigi volesse abbracciarli, riconoscere in loro quella parte di sé, quella parte dell'avventura, del sogno, del "viaggio meraviglioso". L'Itala del Principe Scipione Borghese giunse davanti al palazzo del quotidiano Le Matin. Da ogni finestra spuntavano fotografi e cineoperatori. La banda che su un omnibus aveva accompagnato la vettura suonando per tutta la città le note trionfali della marcia dell'Aida, si tacque. La gente festante ammutolì, era il momento solenne. Pioveva a dirotto. Borghese compì un'inversione, riuscendo a fermare l'automobile proprio davanti al portone d'ingresso del giornale, esattamente dove partiva il tappeto rosso delle grandi accoglienze. Spense il motore. Erano le 16,30 del 10 agosto 1907. La grande corsa era finita, un uomo era stato capace di portare un'automobile da Pechino a Parigi in 60 giorni. Dopo cento anni, il 27 maggio 2007, Siamo noi a partire da Pechino . L'arrivo a Parigi è previsto il 30 giugno.
Le iscrizioni furono aperte praticamente all'inizio dell'autunno 2004. A ottobre andammo in Marocco per il Sahara challenge e l'organizzatore - quel brigante di Philip Young - ci disse di affrettarci perché di lì a poco il numero di concorrenti previsto avrebbe sforato quota cento. Ci mandò la lista degli iscritti, tanti amici, pochi posti a disposizione. Ci iscrivemmo in fretta e rientrammo pelo pelo nell'elenco dei cento. Andammo in Inghilterra nel febbraio 2005 e in ottobre ci siamo tornati per il primo briefing di Gaydon: aria di festa, tanti vecchi amici e molte facce nuove. Altra riunione nel febbraio 2007 per un "Garmin day" incentrato sull'uso del Gps. Noi con la Giulietta, sottoposta a un test di tremila e passa chilometri. Seguiremo, quasi passo dopo passo, lo storico percorso del 1907. Solo che allora il principe si ritrovò davanti 12 mila chilometri che oggi sarebbe difficile definire se non con un giro di parole del tipo "non c'erano strade". Noi avremo le nostre brave difficoltà soprattutto all'inizio, in Mongolia: piste incerte, polvere e sassi, benzina a 70 ottani, accampamenti per dieci giorni. Poi le cose dovrebbero migliorare. Ma sempre di steppe siberiane si tratterà. Urali, Mosca, San Pietroburgo, gli stati Baltici, Danzica, Berlino, Place de la Concorde. Arrivati lì avremo vinto la nostra scommessa: portare un'auto storica dalla Grande Muraglia alla Torre Eiffel all'interno di un rally. Vale a dire, rispettando tappe e controlli orari, partecipando alle 'speciali', contando soltanto su noi stessi e sui ricambi che avremo avuto la sagacia di portarci appresso. A tutte le immaginabili difficoltà si sommeranno i disagi dei collegamenti: perché per tutta la gara ci toccherà anche lavorare, scrivendo filmando e trasmettendo. Lo sappiamo, vorreste dire: "Non ve l'ha mica ordinato il dottore..." ma manca un anno alla partenza e non vediamo l'ora.