Libri

Orizzonti ritrovati
 

“Prima dell’entrata in guerra dell’Italia, 10 giugno 1940, sono avvenuti, come ombra di un sogno, gli ultimi grandi eventi dell’automobilismo”. Ecco l’incipit di questo libro e si riconosce subito lo stile dell’autore, il professor Carlo Dolcini, docente di Storia medievale all’università di Bologna. Lui ha una deformazione totale per la documentazione, l’esattezza, il raffronto e l’analisi dei dati. Ha la passione delle cifre, degli elenchi e delle storie. Come un entomologo si entusiasma per un calabrone, così Dolcini perde la testa per una scheda di iscrizione vecchia di 60 anni, corrosa magari dalla muffa, o per la tabella ufficiale dei tempi di passaggio a Terni di tutte le auto della Mille Miglia del ‘47. Ma è così che poi riesce a smascherare un mito fasullo, un sorpasso che non può mai essere avvenuto, una record parziale imbattuto; e a spiegare soprattutto il perché di questo “amore autentico, tragico, eterno” per le Mille Miglia.

E così, in questo enciclopedico e monumentale volume (960 pagine patinate di grande formato, cinque chili e 700 grammi di peso, 386 fotografie moltissime delle quali suggestive e mai viste) quello che si apprezza di più non sono gli elenchi degli iscritti, le medie orarie parziali, le classifiche, gli aneddoti; bensí l’amore appassionato con cui Dolcini accarezza queste informazioni, il suo respiro sopra i fogli scritti a mano da eroici commissari di zona. Si sentono quasi le sue dita che scorrono sulle immagini finalmente a colori o sul ritrovato originale del Regolamento del ‘47, con le cancellazioni, le note e gli aggiornamenti autografi dei mitici organizzatori. Che 12 giorni prima della partenza stilano anche l’elenco dei 33 concorrenti che ancora non hanno pagato la quota di iscrizione...

Ognuna delle dieci edizioni della Mille Miglia del dopoguerra contiene una summa documentale e le immagini più appropriate che Dolcini è andato a scovare nelle collezioni di mezzo mondo. I tempi di singoli passaggi orari, per esempio: scomposti, risommati e comparati, da semplici numeri diventano analisi e racconti. Ce lo vediamo Dolcini, la testa su documenti consunti, meravigliarsi di un ritardo o di una imprevista rimonta. Ma le spiegazioni non tardano a spuntare: una pioggia  che cadeva a intervalli, la carburazione sballata lungo i tornanti dell’Appennino, una mezza uscita di strada. O addirittura, la fuga del copilota come accadde a Giuseppe Morandi (guidatore spericolato, aveva già vinto con Nando Minoia la iniziale edizione del ‘27).

Nella prima gara del dopoguerra Morandi si mette a fianco, nell’abitacolo della Cisitalia 1.100 S, il titolare di una concessionaria di auto a Brescia, Aldo Bassi. Al passaggio da Pesaro (dopo 412 chilometri) sono primi assoluti alla media di 132 all’ora. Hanno un vantaggio di sei minuti su Tazio Nuvolari che corre su una identica vettura. Morandi ha due anni in meno di Nuvolari e la stessa altezza,1,64 - ci tiene a specificare Dolcini, da entomologo applicato alle auto. A Roma (altri 312 chilometri) Morandi precipita al sesto posto per “noie meccaniche”. Cos’è successo in realtà? I freni gli sono partiti e allora è stato costretto ad affrontare i micidiali tornanti della gola del Furlo e della Scheggia semplicemente scalando le marce e curvando in derapata continua. Immaginiamoci il terrore di chi gli stava accanto. A Roma giunge alle 6:44, non si ferma, prosegue fino al rifornimento di Firenze (ore 12:42, ecco la foto, pag. 37,) dove Aldo Bassi gli dice “Tu sei pazzo”, scende dalla Cisitalia e a Brescia ci torna in treno. Ma ci arriva dopo Morandi che si classifica ventiduesimo assoluto, tagliando il traguardo alle 20:18:30. Ha corso due terzi della gara (quell’anno lunga esattamente1.823 chilometri, precisa il professore) senza freni. Tanti applausi all’arrivo, ma lo squalificano perché è giunto da solo e il Regolamento lo vieta (Oh, Dolcini? In base a quale articolo?) in base all’articolo sette. Morandi eroico, certo. Che dire allora dell’equipaggio Gnudi-Zamboni, arrivato ultimo con una Topolino alle 5:30 del mattino dopo, impiegando 33 ore e 12 minuti?

Ecco: rivivere dieci edizioni salendo a bordo di Cisitalia, Alfa, Ferrari o Mercedes, con a fianco il professore che ti spiega la corsa, le curve, gli odori, gli applausi e le medie...è un piacere che nessuno degli appassionati di auto storiche dovrebbe perdersi. Se non altro per dar torto all’autore che, come occhiello al titolo dell’opera, ha scritto “Orizzonte perduto”, rifacendosi al libro di James Hilton del ‘33 e al film di Frank Capra e, quindi, alla nostalgia per quella Shangri-La che erano la Mille Miglia di sessant’anni fa. E invece quell’Eden che ci appassiona, caro Dolcini, possiamo ancora riviverlo, derapando anche noi tra le righe di questa tua enciclopedia. A quando un altro racconto, così completo e affascinante, delle edizioni anteguerra?

 

Classic India

 

La foto dell'elefante che accarezza con la proboscide la Giulia é la copertina dell'ultimo libro. Lo si può sfogliare con blurb.com, lo si può addirittura acquistare in forma cartacea. I livelli di raffinatezza continuano a salire e tutti i testi sono stati composti su sfondi uniformi dei fotocolor. Una ottantina di pagine patinate che rimandano a un'India affascinante, quella delle fortezze e della gente, dei colori accesi, dei borghi polverosi e delle fastose dimore dei maharajah. Un viaggio che ci ha catturato e che la preparazione e la cura del volume ci ha riproposto giorno per giorno. Una maniera per rivivere l'incanto dei luoghi, per ricordare i compagni di viaggio, le avventure, la luce, gli sbalordimenti vissuti. Immagini e testi derivano come sempre dai nostri diari di bordo pubblicati su girodelmondo.com ma sfogliarli ordinati in un libro, con un mix sapiente ed elaborato, é tutt'altro piacere. “Non si smette di giocare perché si invecchia, si invecchia perché si smette di giocare”. Se vogliamo considerare i nostri viaggi e i nostri racconti come un gioco… noi siamo dei bambini!

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Tiger Rally

Terminato! Anche il nostro secondo diario, "Tiger rally" è finalmente on line. Oramai ci abbiamo preso la mano. I libretti realizzati dopo ognuno dei "grandi rally" erano troppo belli per non metterli a disposizione di tutti. E così adesso per scaricare il volume basta andare su www.blurb.com e cercare il nostro titolo. La storia del Tiger Rally é il racconto del nostro sbalordimento di fronte alle meraviglie dell'Indocina: le Petronas tower di Kuala Lumpur, la costa e le isole indonesiane e thailandesi sul Mar delle Andamane, le tigri mansuete di Kanchanamburi, il ponte sul fiume Kway, le luci la gente gli odori di Bangkok. E poi, l'emozionante splendore di Angkor Wat, l'infernale cosmopolitismo di Saigon, la risalita di tutto il Vietnam e lo sconfinamento nelle meraviglie indimenticabili del Laos. L'arrivo ad Hanoi, lo stupore complessivo per la sorprendente accoglienza della gente, gli occhi e i sorrisi di bambini e ragazzi, la pazienza instancabile delle donne. Insomma, cronistoria soprattutto fotografica di un viaggio che ci é rimasto nel cuore, compiuto con la nostra Mercedes "Gwendolina" e con un gruppo di amici, molti dei quali stiamo per incontrare di nuovo in India. É la dura vita che sono costretti ad affrontare i vostri "rallisti per caso"...

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Due mondi visti da un'Alfa

Si comincia sempre dal titolo e, dovendo raccontare la nostra Pechino-Parigi del Centenario, non potevamo ignorare il monumento letterario di Luigi Barzini, "Metà del mondo vista da un'automobile". Credo che rimanga l'unico libro in lingua italiana che sia stato stampato e messo contemporaneamente in circolazione già tradotto in altre undici lingue. Quindi l'assonanza del nostro titolo ("Due mondi visti da un'Alfa") non voleva essere un peccato di presunzione, ma solo una citazione e un doveroso tributo al grande giornalista di Orvieto. Grande anche nelle centinaia di fotografie da lui scattate e che accompagnavano il testo, immagini che davano il senso di salto nel nulla, di avventura ai limiti dell'impossibile che fu quella gara del 1907.
Ma perché "due mondi"? Beh, tutta la parte mongola del nostro rally é stata come viaggiare su Marte, muoversi in una dimensione sconosciuta, affascinante certo; ma sempre totalmente estranea alla nostra vita, al modo di pensare o relazionarci. Un altro mondo, esattamente.
Il libro venne presentato la prima volta nella Sala stampa dell’autodromo di Monza. C’era Marco Cajani, patron della Scuderia del Portello che aveva preparato la nostra macchina, e Arturo Merzario, molto interessato alla nostra avventura. Successivamente ci fu la presentazione in pompa magna nella maestosa sala Zuccari del Senato, con i nostri invitati e i nostri amici. Il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli (appassionato di auto storiche pure lui, pilota seriale di una Fiat 500 B blu ministeriale) disse che, letto il libro, aveva giurato a se stesso che prima o poi nella vita una Pechino-Parigi l'avrebbe fatta anche lui. Oliviero Beha mi prese subito in castagna, sottolineando come nei miei saluti iniziali e nel corso di tutta la prolusione avevo avuto la faccia tosta di non citare la co-autrice del libro, mia moglie Maria Rita. La quale, reduce dalla fresca frattura di tre malleoli, era voluta intervenire comunque, anche con le stampelle...Le 500 e passa fotografie che sono a corredo del volume (ma sarebbe più giusto dire il contrario: il testo a corredo delle fotografie) spiegano bene quale sia stata la sua parte durante l'avventura: oltre a sobbarcarsi almeno la metà di impegno e fatica, aveva dovuto pure fotografare!
Naturalmente, il libro a noi piace molto. Certo, si poteva fare meglio, certe immagini andavano tagliate diversamente, alcune valorizzate di più, altre inutili o ripetitive. Ma c'era il problema dei tempi di consegna, l’apprendimento di Photoshop ancora in evoluzione, la difficoltà di far corrispondere ogni volta le foto allo scorrere del racconto. E il testo? Ah no, quello era perfetto…

Due piccioni con una Flavia

Finito! Il nostro libro sul giro del mondo in 80 giorni “Due piccioni con una Flavia” è finalmente completato. Quattro continenti, 33 mila chilometri, la gara più lunga e massacrante della storia dell’automobilismo sportivo raccontata in 140 pagine e 500 fotografie. Si può sfogliare sull’ i-Pad, basta chiedere del nostro libro su www.blurb.com e cercare l'edizione e-book. Chi vuole il cartaceo e metterlo in libreria, può ordinarlo al costo di 38 euro, il puro costo della stampa. Il titolo da ricercare è: “Due piccioni con una Flavia”. E la nostra Lancia Flavia “Vagabunda” (che ora si pavoneggia al museo Bonfanti-Vimar) sarà la protagonista anche di un altro volume in produzione, quello sull’Inca Trail (Rio-Lima-Ushuaya-Rio). Anche qui il titolo è molto evocativo: “Vagabunda alla fin del mundo”. Insomma stiamo passando dalle impegnative prove su strada a quelle più sedentarie e dietro la scrivania. Ma non è detto, chissà se in futuro...

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