Orsello, l'orsetto del Portello

03/05/2016

Una mascotte a bordo ci vuole sempre. Ma la sua credibilità deve essere verificata, altrimenti rischia di finire i suoi giorni in qualche landa desolata del mondo. Come accadde ad un animaletto di pezza acquistato in Cina. Dopo averlo eletto frettolosamente nostro portafortuna, ce ne combinò di tutti i colori: in una sola mattina, morte della batteria, scomparsa del tappo dell’olio e perdita finale di un coprimozzo. A questo punto fu scaraventato nel deserto del Gobi. Al Giro del Mondo in 80 giorni pensammo di poterne fare a meno, ma dopo essere finiti capovolti in un burrone, corremmo subito ai ripari e ci accompagnò fino alla fine del viaggio un serpentello capelluto e multicolore.
All’Inca Trail ci seguì una fochina reporter, mentre un'oca bianca - personificazione di Gwendolina bla bla, quella degli Aristogatti - si é fatta tutta l'Africa con noi e la Mercedes coupé.
All’ultima Pechino Parigi, quella del 2007, fu un brutto ma simpatico ranocchio celeste con occhialoni e casco ad accompagnarci. Stavolta ci affideremo a un orsetto, un classico Teddy bear, scovato in Umbria. Tutti i nostri portafortuna hanno una storia, questo orsetto potrà vantarsi innanzi tutto del vestito speciale, una T-shirt con lo stemma della Scuderia del Portello. Il suo compito non sarà facile perché tutte le disavventure gli verranno attribuite. Ma, come diceva Corneille, "a vincere senza pericolo si trionfa senza gloria”.

    • 30 maggio 2016