Un lampo giallo al parabrise

Omsk
10/06/2007

E’ davvero curioso ritrovarsi a guidare in Siberia e avere nella cuffia Lucio Battisti con “le discese ardite e le risalite” oppure il giro armonico di Paolo Conte (“E ricomincerà / come in un rendez vous”). Noi e la nostra “meravigliosa creatura” ce la siamo filata lungo un rettilineo di quasi 650 chilometri, senza patemi. Campagna a perdita d’occhio, boschi di betulle e pratio mutevoli come il tempo. E’ la grande taiga siberiana, terra dove solo gli uccelli migratori sanno dove finisce. Rita ha dormicchiato tranquilla fino a che il sole è diventato “un lampo davanti al parabrise”. Omsk ci ha fatto una buonissima impressione, la stanza si affaccia sul grande Yrtush, il maggiore affluente dell’Ob, seimila chilometri di acque che partono dalla Cina. C’è una serie di localini lungo il porto fluviale, siamo andati a edercdi in faccia al tramonto e ci siano gustati una spumeggiante birra Baltica con doppia razione di pistacchi. Cena con gli Ingham e racconti di gara. C’è quello che ha guidato 36 ore di fila per raggiungerci, quell’altro della Bentley che ha momentaneamente turato con un dito un buco al radiatore in attesa che il turafalle facesse effetto. Difficile collegarsi a Internet, in ansia per le foto da trasmettere a Panorama. Sono questi – per fortuna – i nostri crucci maggiori,