Alla ricerca delle Damigelle perdute

Jaisalmer - Pokaran
15/02/2013

C’è una sola ragione per cui un rallista errante per l’Asia può fermarsi a Pokaran: assistere allo “straordinario spettacolo” (Lonely Planet, pag. 278) delle Damigelle di Numidia che planano nel paesello di Kichan all’alba e al tramonto. Dovrebbe trattarsi di uno stormo molto numeroso, circa 9.000 esemplari, che da oltre cent’anni viene nutrito dai contadini locali, particolarmente affezionati ai costumi di queste gru, vegetariane e monogame. Scendono dalle steppe siberiane, affrontano fame, stanchezza e predatori e vengono a svernare qui, nel contaminato deserto del Thar, dove l’India compie i suoi esperimenti nucleari. Insomma, una vita di merda. Ci siamo fatti cento chilometri per vederle, ma loro stavano suicidandosi chissà dove. Eravamo risaliti già in macchina quando è comparso un gruppetto di Damigelle: rapido volteggio nel cielo e tanti saluti. Hanno concesso giusto il tempo di qualche scatto dimostrativo. Poi, i caritatevoli agricoltori del posto ce ne hanno fatte vedere un paio - probabilmente zoppe - nel recinto dove lasciano il becchime. Ricordando la novella del cuoco Chichibio, ho provato a battere le mani. Ma le due Damigelle o sono state messe lì dall’ente per il turismo di Kichan oppure Boccaccio non lo conoscono affatto. Fatto sta che al ritorno, proprio nel deserto del Thar (“una distesa arida e inospitale”, Lonely Planet, pag. 352) è cominciato a piovere. Mai fidarsi delle guide, mai fidarsi delle Damigelle. Soprattutto se vegetariane e monogame.