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Vito e Dina é la trattoria sotto casa, praticamente una dépendence familiare. Nel pomeriggio Vito ha suonato al campanello, "Scendi, ti faccio vedere una macchina che ti piace...". Davanti all'osteria, parcheggiata nelle strisce blu, via degli Scipioni 50, ho rivisto una Alfa Giulia Quadrifoglio verde, livrea rosso fiammeggiante, targa provvisoria. Molta curiosità, il vecchio meccanico che a poca distanza ripara i motorini ha voluto vedere il motore. Io mi sono portato l'I-Pad e ho scattato qualche immagine. Poi, con fierezza, ho fatto vedere le foto delle nostre Giulia, quelle che hanno partecipato alla Pechino-Parigi e che mesi fa hanno avuto il privilegio di essere scortate da queste nipotine maggiori al museo Alfa di Arese e alla Regione Lombardia. La gente diceva "finalmente!", tutti coloro che si fermavano a rimirarla avevano parole di entusiasmo e di speranza. "L'Alfa dovrebbe davvero tornare alle corse" era la speranza espressa dai passanti più giovani. Saranno mai esauditi?
Eccola, quota 1.500.000. Non avremmo mai creduto di raggiungere un simile numero di visite, ma evidentemente questo sito riesce a calamitare molta più gente di quanta potessimo immaginare o augurarci. Gente per lo più sconosciuta, attratta probabilmente - più che dall'attualità - dalla continuità di certi racconti relativi ai grandi raid. E se qualcuno finisce per caso dentro questo www.girodelmondo, poi ci torna per leggersi com'é andata a finire quella volta nel deserto del Gobi, a Ushuaya come ad Hanoi o ad Anchorage. Abbiamo gareggiato con le auto storiche in quattro continenti, ci manca l'Oceania, é vero: chissà se prima o dopo... Intanto, dobbiamo ringraziare i nostri fedeli lettori e scusarci con loro se, dopo la Pechino-Parigi, ci siamo presi due mesi di "sabbatico" estivo dal sito. Ma averlo dovuto confezionare tutte le sere, per 40 giorni, al termine di giornate di gare particolarmente faticose (é stato senza alcun dubbio il rally più massacrante che abbiamo mai disputato), ci ha indotto a staccare la spina per un po'. Adesso però un milione e mezzo di click ci stanno richiamando al dovere…
Un bel servizio di Rai News sulla Pechino-Parigi, a cura di Annalisa Fantilli. La troupe ci ha seguito nella tappa italiana, belle immagini, interviste, spezzoni storici con le foto scattate nel 1907 da Luigi Barzini e con i filmati del nipote Andrea durante la rievocazione del 1989. Sei minuti e passa di goduria per noi che a San Martino di Castrozza eravamo già convinti che ce l'avremmo fatta. E una scoperta: uno degli intervistati, Arno Schenck, che credevamo svizzero, dice invece di essere italiano. Quindi la nostra classifica "nazionale" va corretta: siamo arrivati primi su otto equipaggi italiani (e non sette, come credevamo). Cliccare qui per vedere tutto il servizio.
Scrive Milan Kundera: "E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse". Belle parole, vero? Ma se dobbiamo essere sinceri questo "orizzonte del domani" finora ci ha solo raccontato una montagna di scocciature. L'ottenimento dei visti é una processione commerciale: l'ambasciata cinese pretende un biglietto aereo con il ritorno già pagato; i russi non accettano altre fotografie se non quelle fatte a pagamento alla loro macchinetta; i bielorussi vogliono che sia stipulata una assicurazione che rilasciano solo loro; i mongoli, come tutti, chiedono che il visitatore esibisca un invito dell'organizzazione turistica che lo prenderà in carico. Se l'auto con cui si parte non é vostra, serve una dichiarazione del proprietario che autorizza alla guida, con attestazione notarile e traduzione di tutto, compreso il libretto di circolazione.
In questo labirinto, abbiamo avuto la fortuna di trovare il filo di Arianna nella persona della signora Mita della sede romana di Air China, compagnia di bandiera della Repubblica Popolare, primo vettore a collegare con voli diretti il nostro Stivale al paese del Celeste Impero. Per festeggiare il trentennale, ci farà viaggiare in business. E allora: Auguri Air China!
Su pechinoparigi.gazzetta.it c'é il nostro primo articolo sulla sesta riedizione del rally che partirà il 12 giugno dalla Grande Muraglia. É una pagina che la direzione del più importante e venduto quotidiano sportivo d'Europa ci ha affidato e che gestiremo in totale autonomia, inserendo noi stessi testi, foto e brevi filmati. Un grazie, quindi, sia al direttore Andrea Monti, per la fiducia che ci ha voluto accordare; e sia al suo vice Umberto Zapelloni, un collega che di sport e motori sa davvero tutto e che ha scommesso sul successo dell'iniziativa. Cercheremo di raccontare tappa dopo tappa questa ennesima avventura e farlo quotidianamente, al termine di giornate che spesso saranno molto toste, é un compito impegnativo. Lo stimolo ce lo darete voi - amici, parenti, appassionati - dimostrando l'attaccamento a questo sito e a "Tutto il rosa della vita" che la Gazzetta da sempre irradia a profusione.
Conrad Birch organizza rally internazionali. Con lui abbiamo partecipato al Tiger Rally e al Classic India. Il prossimo evento sarà l’Alpaca Rally in Sudamerica. Poi a ottobre porterà una ventina di piloti da Istanbul a Dubai. Ma a novembre ha deciso di appendere al chiodo le chiavi della macchina: per cinque mesi andrà a piedi, 2.500 chilometri dall'estremo sud dell'India fino a Calcutta. Ma l'aspetto straordinario di questo viaggio lungo tutta la costa orientale non sarà tanto camminare ogni giorno per una ventina di chilometri; quanto farlo in compagnia di tre asinelli, Zappa, Ziggy e Nina. Conrad terrà il suo bravo diario on line e pare che ci siano migliaia di animalisti pronti a condividere - in realtà virtuale - questa avventura dal sapore antico. Per un personaggio che in automobile ha attraversato tutto il mondo, questo ritorno alle quattro zampe é davvero suggestivo. Per millenni l'asino é stato uno dei mezzi di trasporto più diffusi, ma é stato soppiantato dal motore a scoppio. Quella del somaro non é una razza in via di estinzione, ma il numero si va riducendo, ne sono rimasti appena 60 milioni. Su conradbirch.me é possibile già da adesso seguire tutta la storia.
Abbiamo provato le nostre Alfa Giulia e il terreno per l'esperimento é stato l'accidentato percorso della pista "segreta" di Balocco dove vengono torturati i futuri Suv e le auto con la trazione integrale. Anche scegliendo di saltare tutti i tratti "hard", la prova é risultata impegnativa assai: fango e sterrato di tutti i livelli, massicciate e pietraie, pendenze fino al 36 per cento, dossi micidiali e buche profonde. Certo, ce la siamo presa comoda, ma la cosa importante era tarare gli ammortizzatori e vedere le reazioni della vettura col pieno di benzina e 75 chili di sacchi di cemento. Foto-ricordo fuori dall'impianto (all'ingresso "accecano" qualsiasi strumento in grado di fotografare: peccato non aver potuto fare qualche ripresa nel guado) e poi lunga lotta in autostrada per sincronizzare il Terratrip. Ci siamo riusciti? Non siamo ancora alla perfezione, ma ci siamo abbastanza avvantaggiati. Avessimo avuto un manuale in italiano, sarebbe stato più facile...
É davvero entusiasmante l'immagine che la Scuderia del Portello riesce a dare dell'Alfa Romeo. C'erano da premiare i piloti che l'anno scorso si erano distinti e presentare la stagione agonistica 2016. Prima di tutto sono state proiettate le immagini della Pechino-Parigi, poi un filmato sulle gare e i protagonisti della Scuderia in tutte le piste del mondo. Il presidente Marco Cajani ha illustrato partecipazioni e palmares conseguiti dai soci nei cinque continenti. Il Governatore della Lombardia Roberto Maroni e il vice presidente della Regione Fabrizio Sala hanno consegnato i trofei che riproducevano in bronzo la targa della prossima edizione della Pechino-Parigi, rally per auto storiche al quale la Scuderia del Portello parteciperà ufficialmente con due Alfa Giulia. Proprio quelle schierate sul piazzale del Museo di Arese, accanto alla nuovissima Giulia Quadrifoglio. Arturo Merzario, presidente onorario della Scuderia, ha sottolineato questo forte bisogno di rivedere le Alfa sulle piste di tutto il mondo. Fabrizio Curdi, responsabile per l'Asia dell'azienda, ha confermato l'impegno a promuovere l'aspetto sportivo perché "non può esserci un futuro se non si ha un glorioso passato”.
Philip Young é morto un anno fa e il 9 marzo la cerimonia per ricordarlo si svolgerà a Brooklands, il tempio inglese dei motori. La pista - la prima al mondo nata per essere un circuito permanente destinato alle corse - fu costruita nel 1907, lo stesso anno in cui si svolse l'epica Pechino-Parigi. E il nome di Young resterà per sempre legato a questo evento che lui riuscì a riproporre per la prima volta nel 1997, convincendo le autorità cinesi a far attraversare il territorio a cento vecchie automobili occidentali. A queste vetture fu aperto per la prima volta il confine col Tibet e con l'occasione fu ripristinato, attraverso la Porta della Libertà, l'accesso verso il Nepal, sbarrato da vent'anni. Successi che riflettevano una capacità diplomatica assolutamente straordinaria, che si univa a quella di organizzatore formidabile (burbero, autoritario, anche cinico; ma bravo davvero e stanno a testimoniarlo almeno 70 rally in tutti i continenti). É morto cadendo banalmente da una motocicletta al confine birmano: stava facendo la spola, tra le varie palazzine del confine con la Thailandia, per agevolare le procedure doganali del primo rally nella storia che sarebbe entrato in Myanmar. Era fatto così, Philip: gli piacevano le sfide ardite. Come quella di lanciare l'edizione del Centenario della Pechino-Parigi, che avrebbe attraversato per una settimana il nulla della Mongolia, con un sottotitolo illuminante: “Driving the impossible". Partimmo in 130 e noi fummo molto apprezzati da Young per avere scelto una Giulietta Alfa Romeo prima serie, la cilindrata più piccola al via. Lui, del resto, aveva partecipato alla prima Londra-Sydney con una Morris Minor...E fu capace di abbattere di 24 ore un record tutto britannico, quello della Città del Capo-Londra: ci impiegò, nell'inverno del 2013, appena dieci giorni e mezzo, alternandosi col co-driver ogni tre ore, una media di mille miglia al giorno. Sapete con che macchina? Una vecchia Fiat Panda Twin air di 875 cc. Una macchina italiana. Come la Lancia Aprilia anteguerra con cui venne a vincere la sua categoria alla Liegi-Roma. "Ehi Philip - gli dicemmo all'arrivo - com'é che quando vuoi fare un'impresa scegli sempre una vettura italiana?". Sorrise: "Perché noi inglesi le sappiamo guidare…".
P.s.: Chi fosse interessato a partecipare può richiedere l'invito comunicando il proprio indirizzo postale a nikki@endurorally.com
Ha vinto l'Alpine A110 di un equipaggio anglo-elvetico, ma lo spettacolo autentico in questa diciannovesima edizione del Montecarlo Historique é stato offerto dalla piccola Fulvia coupé di Gianmaria Aghem e Diego Cumino, terzi assoluti e vincitori di classe: quindicesimi dopo le durissime prove di trasferimento (25 ore di guida con prove impegnative di regolarità), sono riusciti a risalire la classifica e a salire sul podio. Al secondo posto, dietro i vincitori Daniel Perfetti e Ronnie Kassel, si sono classificati i francesi Luc Hasler e Sylvain Blondeau i quali, con la loro Ford Escort RS, erano in testa fino all'ultima prova, la mitica Lantosque-Lucéram di 47 chilometri. La gara si basa su controlli orari molto impegnativi e prove speciali in cui bisogna mantenere una media prefissata. Con le strade innevate, il Montecarlo Historique si trasforma spesso in un rally di velocità pura perché diventa praticamente impossibile rispettare le medie. Ma quest'anno i 304 partecipanti hanno trovato gran parte delle strade asciutte e allora l'equipaggio della piccola Lancia ha potuto mettere a frutto tutta l'esperienza (Aghem ha disputato 15 volte il Montecarlo).