Ci accolgono due dinosauri

Siziwangqi - Erenhot
29/05/2007

Un’autostrada perfetta, nuovissima. Praticamente un rettilineo di 300 e passa chilometri, una lama nera nel mezzo delle prime propaggini del deserto del Gobi. La mattinata comincia con la solita, immangiabile colazione, il cesso alla turca, la risistemazione di tutti i bagagli per tentare di bilanciare un po’ meglio il peso a bordo. Controllo dei pneumatici (erano troppo gonfi), sbandieratori, trombettieri, lottatori a torso nudo, foto delle yurte col favore del sole. E si parte: 4.000 giri per 110 km/h, temperature sotto controllo, una sorsata d’acqua tiepida ogni tanto (si deve sempre bere prima di avere sete, dice il “Manuale del giovane rallista”). Controllo orario in un ristorante che deve esser famoso per la zuppa di mezzogiorno. Viene acceso una specie di braciere, si sceglie la brodaglia di fondo, vi si mettono i mangiarini che si vuole: pezzi di pesce sconosciuto, teste di gallina, spremuta d’aglio assortita con verdure del mistero. Si riparte sul tessuto da biliardo che è l’autostrada per la frontiera. Un gigantesco arco formato da due dinosauri che si baciano ci accoglie all’ingressso di Erenhot, città che sembra crescere sotto gli occhi. Dall’ottavo piano dell’hotel si vedono interi quartieri già pronti per essere sventrati. Questa è davvero una Cina da corsa, giovane e sorridente. Con una eccezione: la benzinaia che non si accorge del pieno e mi inonda il portabagagli di benzina…

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