Liegi Roma Liegi 2003

25/06/2003

Avventura charmante

All’arrivo di tappa, fragole e champagne. Grandi alberghi, grande charme, uno staff decisamente esperto e cordiale. Classifiche pronte al termine di ogni giornata. Complimenti a questi organizzatori. La gara è tosta, ti prende per tutto il giorno ed è difficile spuntarla perché gli avversari sono agguerriti, esperti, le macchine davvero ben preparate e performanti. Tre le classi: anteguerra, fino al ’54 e dopo. Tre le medie (40, 45, 50 all’ora) da mantenere durante le speciali. Che sono lunghe anche più di un’ora, su stradine sempre asfaltate ma che richiedono grande attenzione, concentrazione e a tratti anche un po’ di “manico”. Proibitissimi i soliti strumenti, anche quelli meccanici. Si deve viaggiare soltanto con la strumenmtazione originale di bordo. Noi, Lancia Aurelia B22 del ’53, avevamo un contachilometri generale e uno parziale ampiamente starati e senza l’indicazione delle centinaia di metri. Il controllo è segreto e al secondo, la penalità minima che si può prendere è 1 (non esiste lo zero, insomma). E c’era gente che al termine di una giornata (con otto-dieci controlli) spiccava dodici penalità in tutto, come Paul Minassian nell’ultima tappa. Noi ci siamo difesi allo spasimo. Rottura dell’ingranaggio della terza marcia dopo venti chilometri dalla partenza e quindi tutta la gara, tutte le speciali senza la terza. Su e giù per le Alpi, lungo l’acciottolato e i tornanti del vecchio sentiero del San Gottardo, lungo le stradine della Garfagnana, durante la scalata del Ciocco: sempre senza la terza, una sofferenza atroce, per noi e per l’Aurelia. Trentanovesimi su 102 all’ultimo giorno, quasi fieri di un simile risultato. Benissimo anche l’altro equipaggio italiano, Valerio Bettoja con il figlioletto Edoardo, più giovane cronometrista della gara. Purtroppo, proprio nell’ultima prova, il filo delll’acceleratore ci si è incastrato, la frenata non ci ha fatto evitare un terrapieno. Cinquantunesimi a Roma, con l’enorme rimpianto di esserci perduti l’arrivo festosissimo al Pincio. Ma ci resta nel ricordo una settimana di gara impegnativa, divertenti premiazioni dei migliori tutte le sere, tanti nuovi amici, paesaggi assolutamente incantevoli, le colossali centrali nucleari in Francia; i profumi della Selva Nera; l’asburgica bellezza di Baden Baden; lo splendore della nostra Riviera ligure; la campagna toscana con le colline che sembrano pettinate; una sontuosa premiazione nel salone delle feste dell’Excelsior a Roma. Grazie Alain. Grazie a Peter e Betty Banham (meccanici al seguito, impagabili). Grazie a Lucio De Mori che ha tracciato il percorso in Italia andando a scovare cento sentieri dove star dentro le medie era a volte un’impresa. Au revoir.