Il Potala visto dal basso

Lhasa
16/09/1997

In officina a riparare gli ammortizzatori e saldare un po’ il radiatore. E tante altre cose. La citta’ e’ brutta, il frastuono continuo. Chiunque abbia un mezzo semovente suona il clacson o il campanello. Smog. Negoziacci. Si pranza in albergo a base di yakburger e poi si va al Potala, che è per i buddisti come San Pietro per noi. Imponente, massiccio. Tutto da scalare pero’. Ci rinunciamo, limitandoci a una visita sommaria, giro della piazza punteggiata da miriadi di bancarelle profane, biliardi all’aperto frequentatissimi. Birre, lucidata alle scarpe, oggettini-ricordo acquistati al mercatino. Vagabondi anche noi, insomma. Altri concorrenti fotografano le vetture con a bordo improbabili miss locali. Troviamo una benzina a 90 ottani, ma non servira’ granche’, i due valichi oltre i 5.000 di domani, intorno al lago color cobalto e a forma di scorpione, sono stati aboliti. Buona la cena al ristorante. Ma dopo gli zupponi in tendopoli degli ultimi giorni, qualsiasi cibo diverso ci sarebbe sembrato migliore.