Sfuggire ai briganti e dormire per terra

Quetta - Frontiera Pakistan-Iran
01/10/1997

Alle 8,30 siamo in officina, ma qui si comincia a lavorare alle 9. I trasbordi da un camion all’altro hanno rovinato anche il radiatore. La saldatura e’ relativamente semplice, ma solo smontarlo e rimetterlo a posto richiede un paio d’ore. Partiamo dopo pranzo ma le frenate per i bump fanno sbattere la ventola contro il radiatore. Perdiamo tempo e a Dalbandin, meta’ strada, ci arriviamo che e’ notte. C’e’ la numero 29 che sta facendo rifornimento, non se la sente di proseguire di notte: “Ci sono bande di rapinatori, e’ pericoloso”, spiega. Noi ci beviamo il deserto con rifornimenti volanti dalle taniche. Arriviamo alla frontiera verso mezzanotte. E’ un agglomerato di polvere, stracci, capre dormienti. Gli uffici della dogane sono chiusi, ovviamente. Riapriranno alle 9, domattina (da Zahedan saremmo dovuti partire prima di quell’ora. Tutto inutile, la riparazione, la corsa sfidando i briganti…saremo sommersi dalle penalita’). I militari ci ospitano nei loro recinti. Dormiamo per terra, nei sacchi a pelo. I soldati parlano, parlano. In cielo, e non solo lassù, parecchie nuvole.